Laghetto del Mot – Val dei Vitelli

Salendo al passo dello Stelvio, si incontrano diversi cartelli segnaletici che indicano l’inizio di escursioni all’interno del parco nazionale dello Stelvio, tra queste, all’altezza della terza Casa Cantoniera, vi è la valle dei Vitelli con il laghetto del Mot.

Questa escursione è abbastanza breve, e si può compiere comodamente anche in mezza giornata, ed è accessibile a tutti, anche alle famiglie.

La valle dei Vitelli è una piccola conca poco frequentata che offre un’ottima vista sulle montagne che costituiscono il cuore del parco nazionale dello Stelvio, in particolare sul ghiacciaio del Cristallo.

Dopo una breve salita lungo lo stretto sentiero di ingresso nella valle si giunge all’imbocco del pianoro erboso che costituisce la valle, qui si trovano spesso gruppi di stelle alpine.

Il laghetto del Mot è situato proprio nel mezzo di questo pianoro.

La mattina presto e la sera è possibile anche ammirare gruppi di stambecchi che si avvicinano al lago per abbeverarsi.

Val Zebrù – Rifugio Quinto Alpini – Agosto 2013

Altra escursione un po’ datata: la Val Zebù in alta Valtellina.

La val Zebrù si trova all’interno del Parco Nazionale dello Stelvio ed è famosa per essere una delle valli con la maggior presenza di fauna selvatica del parco.

L’entrata della val Zebrù si trova al termine dell’abitato di Niblogo (frazione di Valfurva), dove si deve lasciare la macchina nell’ampio parcheggio. Siamo a circa 1600m.

Dal parcheggio parte una comoda strada sterrata (percorsa da alcune jeep navetta che permettono di arrivare fino alla baita del Pastore) che si snoda per la prima lunga parte all’interno di un ricco bosco di conifere.

In questa prima parte la pendenza è poco accentuata ed è possibile gustare appieno l’ambiente boschivo e i torrenti di fondo valle che di volta in volta ci si troverà ad attraversare (la maggior parte delle volte tramite comodi ponticelli di legno).

Dopo una lunga camminata all’interno del bosco, il panorama si apre e ci si trova in un ampia vallata prativa dove sono presenti alcune baite ed il rifugio Campo (a circa 2000m).

Dal rifugio Campo si prosegue sempre per pascoli, con lieve pendenza, fino all’ultima baita, la baita del Pastore, che si trova al limitare della vegetazione, proprio all’inizio della testata della val Zebrù.

Da qui inizia una faticosa salita per ghiaioni (il sentiero è comunque sempre ben segnato e molto largo) fino ad arrivare al rifugio Quinto Alpini, a quasi 2900m.

Dal rifugio la vista è davvero stupenda, si può notare anche il monte Confinale, con la sella su cui è posto il bivacco Del Piero (vedi scheda qui)

Monte Confinale (la cima più a destra)

A monte del rifugio invece la valle si mostra in tutto il suo selvaggio fascino.

La salita fino al Quinto Alpini non è per tutte le gambe, non tanto per le difficoltà (sempre molto basse), quanto per la lunghezza del percorso e per il dislivello totale. Infatti dal parcheggio di Niblogo, il rifugio è indicato a 5 ore di cammino (in realtà a buon passo e con poche pause ce ne vogliono circa 3 e mezza).

Monte Confinale – Bivacco Del Piero e Lago della Manzina – Agosto 2013

Escursione un po’ datata (agosto 2013) ad uno degli innumerevoli laghi alpini presenti in Valtellina: il lago della Manzina.

L’escursione parte dal rifugio/albergo dei Forni sopra Santa Caterina Valfurva, a quota 2000m (attenzione, da quest’anno il transito per la strada che porta al parcheggio dei Forni è sottoposta a pedaggio).

Dal rifugio dei forni partono diverse camminate, tutte molto interessanti (sentiero glaciologico del Ghiacciaio dei Forni, rifugio Casati, anello rifugi Pizzini, Branca e Forni, passi Zebrù,…) e tra questi vi è anche il lago della Manzina, il bivacco Del Piero e il Monte Confinale.

Dal parcheggio si prende il sentiero che sale a sinistra (indicazione Lago della Manzina) e che curva decisamente verso sinistra (si esce infatti dal val Cedec per entrare nella valle della Manzina).

La prima parte dell’initerario sale abbastanza velocemente tra gli ultimi sporadici alberi, fino a giungere ad un largo sentiero che corre orizzontalmente verso sinistra.

La quasi totale assenza di pendenza ci permette di osservare gli ampi panorami che si aprono soprattutto alla nostra destra sul ghiacciaio dei Forni.

mentre alla nostra sinistra scorre un bel torrente

conclusa questa parte intermedia in falso piano parte una serie di tornanti molto brevi e molto ripidi che ci fanno guadagnare faticosamente quota, fino a portarci all’ampio pianoro che ospita il lago della Manzina a circa 2800m.

alle nostre spalle il pizzo Tresero domina la visuale, rispecchiandosi nelle acque del lago.

Per chi lo desidera, l’escursione può concludersi qui, infatti questo lago è meta di molti escursionisti, mentre per chi ha ancora energie è possibile proseguire seguendo le tracce di sentiero che si dipanano sulla sinistra del lago e che dopo una seconda rampa molto ripida, percorsa a zig-zag, portano fino al bivacco Del Piero a quasi 3200m

Il bivacco è posto in cima ad una bocchetta che separa la valle della Manzina dalla meravigliosa e lunghissima val Zebrù.

Una volta giunti al bivacco è d’obbligo proseguire fino alla cima del monte Confinale 3374m che si raggiunge seguendo prima la cresta e poi scavalcando diverse rocce aiutandosi un po’ con le mani.

La vetta vera e propria non è dove si trova la croce, ma poco oltre.

Dalla vetta il panorama è davvero notevole, spazia dalla val Zebrù alle 13 cime della valle dei Forni, fino al gruppo del Bernina.

Il bivacco Del Piero dalla cima del Monte Confinale

La prima parte di questa lunga escursione è alla portata di tutti, famiglie comprese, mentre dal lago fino al Monte Confinale è consigliata ad escursionisti un po’ più esperti.

Il giro del monte Confinale (un lungo trekking che può essere svolto in 3 o 5 giorni) è uno degli itinerari classici dell’alta valtellina e permette di visitare alcune tra le valli più belle e panoramiche di questa zona. Questo giro non prevede la salita in cima al monte, ma consiglio vivamente di metterla in programma, perchè il panorama che si gode dalla sua cima è uno dei migliori di tutta la valtellina.

Grignetta attrezzata – 20/06/2015

Delle 3 creste della Grignetta (Segantini, Sinigaglia e Cermenati) ho sempre percorso la semplice e “spaccagambe” Cermenati, con la sola eccezione del sentiero attrezzato della “Direttissima” e del canalone Angelina percorsi una volta un paio di anni fa.

Visto che la cresta Segantini è con tutta probabilità fuori dalla mia portata, non mi resta che provare la cresta Sinigaglia (EEA).

Già che ci sono decido di compiere un bel giro ad anello che percorre praticamente tutti i sentieri attrezzati del versante meridionale della Grignetta, nel seguente ordine:

  • piani dei Resinelli
  • cresta Sinigaglia
  • cima
  • sentiero Cecilia
  • rifugio Rosalba
  • sentiero Giorgio
  • sentiero della “Direttissima”
  • piani dei Resinelli

Sulla carta dovrebbe essere un anello con meno di 900m di dislivello, ma tutti questi sentieri prevedono diversi saliscendi lungo stretti canalini, per aggirare le varie guglie e torrioni che hanno reso tanto celebre la Grignetta, quindi alla fine il dislivello totale sarà di circa 1400m.

Il sentiero per la cresta Sinigaglia è decisamente poco frequentato, infatti per la maggior parte è utilizzato nella sua parte iniziale come sentiero di avvicinamento da parte degli scalatori che intendono affrontare i torrioni Magnaghi, anche la segnaletica è scarsa e a volte inesistente, quindi è facile sbagliare traccia e ritrovarsi sotto qualche guglia o torrione.

Il sentiero inizia dietro al rifugio Porta, da dove partono molti dei sentieri (Direttissima, Cermenati e Sinigaglia) di accesso alla Grignetta, in particolare il sentiero per la Sinigaglia punta subito verso destra.

Dopo pochi minuti ci si ritrova alla base del canalone Porta (un’altra via di accesso, di stile alpinistico), attraversato l’attacco del canalone, si inizia a salire con buona pendenza lungo pendii erbosi, attorniati dalle famose guglie della Grignetta.

Cresta Sinigaglia

Dopo un paio di traversi e un po’ di zig-zag, si arriva ad un bivio poco visibile, in cui la traccia più evidente prosegue dritta davanti a noi, mentre una traccia molto meno visibile sale ripidamente sulla destra. La via più corretta è la seconda, che in breve ci porta sulla cresta vera e propria, mentre la prima traccia porta dritti alla base dei torrioni Magnaghi.

Una volta in cresta, la traccia risulta molto evidente e si arriva in breve al famoso “Salto del Gatto”, un passaggio attrezzato che permette di aggirare un torrione grazie all’aiuto di un cavo metallico e 5 staffe di acciaio da utilizzare a mo’ di gradini. Il passaggio risulta molto “impressionante” ma altrettanto semplice (si tratta di un passaggio di soli 2-3 metri).

Salto del Gatto

Superato il Salto del Gatto (a quota 2000m circa) inizia la parte attrezzata della cresta Sinigaglia, costituita da un continuo saliscendi lungo stretti canalini e pareti verticali, sempre aiutati da cavi e/o catene, anche questi passaggi sono tecnicamente semplici, ma di grande impatto “psicologico”.

In breve, superato il traffico dovuto ai gruppi di escursionisti che scendono, siamo in cima. Giusto il tempo di tirare il fiato e mangiare qualcosina e si riparte, in discesa, verso il rifugio Rosalba.

Vetta

Il sentiero che dalla cima porta al rifugio è il sentiero attrezzato “Cecilia”, che si snoda nella parte occidentale della Grignetta. Questo sentiero è ricchissimo di passaggi attrezzati, in particolare traversi, che ci permettono di aggirare l’enorme numero di guglie presenti sul versante occidentale.

Dopo diversi saliscendi e diversi traversi, giungiamo infine al colle Valsecchi, punto di attacco della cresta Segantini. da qui in pochi minuti si scende al rifugio Rosalba, che data la bella giornata troviamo pienissimo.

Dopo un buon pranzo siamo ricaricati al punto giusto per affrontare gli ultimi due sentieri attrezzati della giornata: il sentiero Giorgio e la “Direttissima”

Il sentiero Giorgio parte dal colle Valsecchi e attraverso vari traversi e qualche saliscendi attrezzati con le solite catene porta all’attacco del sentiero della “Direttissima”.

Il sentiero della “Direttissima” è probabilmente il sentiero attrezzato più variegato e divertente (ovviamente va affrontato con la dovuta attenzione), non si tratta di una ferrata vera e propria, ma il set da ferrata, l’imbrago e il caschetto possono sicuramente aiutare (quasi nessuno li utilizza su questo sentiero, però la prudenza non è mai troppa), noi comunque non li abbiamo e quindi lo affrontiamo non assicurati.

Anche questo sentiero è fatto da una moltitudine di canalini, saliscendi e traversi, ma il passaggio più noto e particolare è sicuramente il caminetto Pagani (affrontando il sentiero in salita è la prima difficoltà che si incontra).

Il caminetto Pagani è uno strettissimo intaglio nella roccia (con uno zaino troppo voluminoso si rischia di rimanere incastrati) a a cui si arriva (salendo) o subito seguito (scendendo) da un paio di scale metalliche (una delle quali leggermente strapiombante) che permettono di superare un salto di circa 8 metri.

Caminetto Pagani
Caminetto Pagani (foto di Stefano)

Affrontare queste scale in discesa è molto particolare, perchè ci si ritrova con il primo piolo esattamente sotto i piedi.

Dopo le scale resta solo l’ultimo traverso (molto simile al Salto del Gatto), dopodiché si deve semplicemente scendere di quota seguendo un comodo sentiero che ci riporterà al rifugio Porta (o volendo ad un parcheggio più in quota, da cui si raggiungono i piani dei Resinelli tramite una strada asfaltata).

Ultimo passaggio attrezzato
Ultimo passaggio attrezzato (foto di Stefano)

Questo giro è di sicuro interesse sia per l’ampio dislivello (1400m) sia per la varietà dei passaggi da affrontare, ma soprattutto per il panorama davvero unico che offre la Grignetta (panorama che non è possibile gustare affrontando la cresta Cermenati), con le sue guglie e i suoi torrioni su cui sono cresciuti alcuni tra gli alpinisti più forti di sempre.

La traccia dell’escursione è disponibile su GPSies.com:

GPSies - Grignetta Attrezzata

Resegone sentiero numero 1

Sono già salito più volte sul Resegone, ma sempre da “dietro”, da Morterone o da Fuipiano Valle Imagna.

Questa volta ho provato a salire da “davanti”, per il sentiero numero 1: dal parcheggio della funivia per i piani d’Erna al rifugio Azzoni e quindi alla vetta.

Questo sentiero è forse il più lungo sia in termini di tempo che in termini di dislivello (ben 1400m) ma offre la possibilità di camminare in mezzo ai torrioni che rendono così particolare e affascinante il Resegone.

Il sentiero parte subito dietro il parcheggio della funivia per i piani d’Erna (il parcheggio è a pagamento, ma se arrivate molto presto la mattina potete parcheggiare liberamente) e inizialmente si svolge quasi in piano all’interno di un bosco di caducifoglie. Al termine del bosco si giunge alla frazione Costa e la si attraversa deviando verso sinistra. Poco sopra le poche abitazioni di questa frazione è posta una piccola cappella dalla quale si gode una vista eccezionale verso la città di Lecco e la parte bassa del Lario.

Dalla cappella continuando a salire con poca pendenza si giunge rapidamente al rifugio Stoppani, posto a 890m, ora il sentiero inizia finalmente a salire e in breve ci ritroviamo avvolti dalle pareti calcaree che hanno reso così famoso il Resegone.

Attraversata la parte bassa di un canalone, proseguiamo lungo radi pendii erbosi aggirando i torrioni e le pareti verticali, fino a giungere al bivio per che a destra ci porterebbe verso il monte Magnodeno e a sinistra ci porta dritti al rifugio Azzoni.

Prendendo a sinistra saliamo rapidamente su fondo roccioso, alternando passaggi molto ripidi ad attraversamenti quasi in piano, fino a giungere alla scalinata finale subito sotto al rifugio Azzoni.

Dal rifugio alla croce di vetta è questione di un paio di minuti.

 Trovate il tracciato dell’escursione su GPSies.com:

GPSies - Resegone - sentiero #1

Rifugio Chiavenna – un’anno dopo

A distanza di un anno sono tornato al Rifugio Chiavenna, ai piedi del Pizzo Stella.

La giornata è molto meno soleggiata rispetto ad un anno fa, ma almeno si respira un po’. Quest’anno non vedevo l’ora di salire di nuovo al lago Nero posto 300m sopra al rifugio, l’anno scorso infatti era da poco entrato in fase di disgelo, con ancora molto ghiaccio/neve a coprirne la superficie.

Giugno 2014

Appena arrivati al rifugio decidiamo quindi di salire subito al lago in modo da essere di ritorno per il pranzo.

La situazione di quest’anno è a dir poco sconvolgente: il livello del lago è nettamente più basso (nell’ordine dei 10-15 metri) e  di neve quasi non vi è traccia.

Giugno 2015

L’inverno 2014 aveva portato tantissima neve, ma la differenza resta comunque abissale. Spero solo che questo bel lago non vada a scomparire.

Per il resto questa escursione resta sempre bellissima e adatta sia a chi ha poco allenamento sulle gambe sia a chi desidera qualcosa di più impegnativo (basta allungare l’itinerario fino al lago Nero o fino al passo dell’Angeloga per avere più di 1100 metri di dislivello).

Primi rododendri in fiore
salendo alla piana dell’alpe Angeloga
Pozza all’alpe dell’Angeloga
Lago e alpe Angeloga con il Rifugio Chiavenna sulla destra

Trovate il tracciato dell’escursione su GPSies.com:

GPSies - Rifugio Chiavenna e Lago Nero

Val Bondasca – Capanna Sciora – 29/05/2015

Uscita oltre confine alla scoperta della Val Bondasca, una traversa della Val Bregaglia, cinta da cime rinomate come il Cengalo e il Badile.

Si parte da Bondo, paesino molto caratteristico a pochi chilometri oltre la dogana di Chiavenna, da cui parte una sterrata aperta al traffico previo pagamento di un pedaggio (vista la bassa stagione nel nostro caso non ci è stato chiesto nessun pedaggio).

Questa sterrata ci permette di risparmiare circa 500m di dislivello, portandoci fino a 1300m di quota.

La prima parte della salita si snoda lungo un comodo sentiero in falso piano, che ci fa guadagnare quota molto lentamente, permettendoci di ammirare il paesaggio (anche se la giornata non è per niente limpida).

La prima parte del sentiero termina a quota 1550m su un panoramico pianoro da qui si potrebbe (nelle giornate limpide) godere di un panorama eccezionale. Questo pianoro è un buon punto per tirare il fiato, dato che da qui in avanti il sentiero sarà costantemente molto ripido praticamente fino al rifugio.

Dal pianoro infatti inizia una serie interminabile di scalini scolpiti nella roccia o abbozzati con dei legni che ci accompagneranno per i restanti 600m di dislivello, fino a giungere poco sotto al rifugio.

Pur essendo la fine di maggio a quota 2000m è ancora presente molta neve a ricordare che questa valle sale lungo il versante settentrionale del Cengalo e del Badile.

Giunti in vista del rifugio, in pochi minuti lo raggiungiamo e ci fermiamo per il pranzo (al sacco, il rifugio è ancora chiuso).

Davvero notevole è il locale invernale di questo rifugio, dotato veramente di tutti i comfort.

Un paio di marmotte ci fanno compagnia durante il pranzo al sacco e siamo di nuovo pronti per ripartire verso la macchina.

La discesa segue lo stesso itinerario dell’andata e in poco tempo siamo alla macchina.

Altre foto qui

La traccia dell’escursione è disponibile su GPSies:

GPSies - Capanna Sciora - Val Bondasca

Rifugio Omio – Valle dell’Oro – 03/04/2015

Probabilmente l’ultima escursione “invernale” prima di passare in modalità “estiva”. Questa volta si va nella Valle dell’Oro, al rifugio Omio a 2100m.

La valle dell’Oro è una valle laterale della Val Masino e condivide con essa molte stupende pareti di roccia, paradiso dell’arrampicata.

La traccia di sentiero parte dai Bagni del Masino, il parcheggio è quello delle terme e durante la bella stagione rischia di essere completamente pieno, inoltre, semre nella bella stagione è a pagamento (5€). Non è del tutto chiaro se l’ultimo tratto di strada per arrivare al parcheggio sia aperto alla circolazione oppure no, poco prima del parcheggio si incontra infatti una sbarra e un cartello di divieto di transito. Arrivati al parcheggio chiediamo rassicurazioni e ci dicono che la strada è aperta alla circolazione.

Il sentiero parte subito dietro alle terme e si immette rapidamente in bosco piuttosto fitto, che ci accompagnerà salvo un paio di spiazzi per circa 1 ora e mezza. Nelle poche radure il paesaggio che si apre al nostro sguardo è davvero notevole.

Una volta usciti definitivamente dal bosco, calziamo le ciaspole e affrontiamo l’ultimo ripido tratto che ci porta in circa 1 ora al rifugio Omio.

Dietro al rifugio è presente il bivacco Silvio Saglio ancora semi sommerso da parecchia neve.

Il rifugio è chiuso, quindi ci concediamo un pranzo al sacco nel piccolo porticato all’ingresso e ci rimettiamo in cammino per la discesa.

Nel bosco si iniziano a vedere i primi segni della primavera ormai imminente.

Per tutto il giro, pranzo compreso ci sono volute poco meno di 6 ore.

Su GPSies ho caricato il tracciato GPS dell’escursione. Clicca sull’immagine per visualizzarlo (purtroppo si è interrotta la registrazione durante la discesa, comunque si è seguita esattamente la stessa strada dell’andata)

GPSies - Rifugio Omio nella valle dell'Oro

Le dolomiti di Bergamo: Cimon della Bagozza – Monte Campioncino – 06/03/2015

Nuova ciaspolata del 2015, questa volta si va in bergamasca, alla fine della val di Scalve, verso il rifugio “Gruppo alpinistico Cimon della Bagozza” a Schilpario.

Partenza alle 7.30 da casa, troviamo un po’ di traffico non considerato e arriviamo solo alle 10.30 al parcheggio in località Fondi (Schilpario). Qui la strada durante la stagione fredda viene chiusa al traffico veicolare, quindi calziamo le ciaspole e partiamo.

La prima parte dell’itinerario avviene seguendo il percorso della strada e tagliando ogni tanto qualche tornante attraverso i prati che ogni tanto si aprono in mezzo ad un bel bosco di conifere.

In circa un’ora giungiamo al rifugio(aperto tutto l’anno) a quota 1600m e decidiamo di proseguire verso il monte Campioncino (2100m).

Il panorama dal rifugio è davvero mozzafiato, ora capisco perchè le chiamano “piccole dolomiti di Bergamo”…

Proseguiamo seguendo il sentiero che riparte subito dopo il rifugio, ora il bosco diventa più rado e la neve abbonda, in lontananza vediamo già la nostra metà: il monte Campioncino e a sinistra il suo fratello maggiore, il monte Campione.

Seguiamo le ampie tracce degli sciatori che ci hanno preceduto durante queste belle giornate di sole, e puntiamo dritti verso la cresta e la vetta.

Attenzione: seguite le tracce più numerose (e più a valle) altrimenti farete degli inutili saliscendi (cosa che noi abbiamo fatto).

Giunti sotto la cresta decidiamo di puntare dritti davanti a noi, anzichè seguire le tracce che curvano a destra. è un tratto di circa 100/150m che spacca letteralmente le gambe ed il fiato, ma permette di raggiungere in poco più di 5 minuti la cresta sommitale.

Nell’ultimo tratto la cresta diventa sempre più sottile e panoramica, e permette di raggiungere la vetta in meno di 10 minuti.

Tratto finale di cresta
Finalmente in vetta, davanti a noi il monte Campione
Croce di vetta e Cimon della Bagozza

Ora non ci resta che scendere e tornare al rifugio per un ottimo pranzo!

Scendendo al rifugio

Per tutto il giro, pranzo compreso ci sono volute 4 ore e 52 minuti.

Su GPSies ho caricato il tracciato GPS dell’escursione. Clicca sull’immagine per visualizzarlo

GPSies - Rifugio Cimon della Bagozza e Monte Campioncino

Ciaspolata all’Alpe Lendine – 23/01/2015

Finalmente è arrivata un po’ di neve, giusto in tempo per la ciaspolata di questo mese!

La destinazione prescelta è l’Alpe Lendine, diventata in un certo senso famosa dopo le nevicate da record del 2014, quando sui tetti delle piccole baite dell’alpe si erano accumulati 2 metri di neve.

Quest’anno non è ancora arrivata così tanta neve, ma questa piccola conca mantiene comunque un gran fascino.

La partenza avviene dal parcheggio della chiesa di Olmo (frazione del piccolo comune di San Giacomo Filippo) a pochi chilometri da Chiavenna. Il centro del paese si trova a circa 500m slm ma per raggiungere la frazione di Olmo bisogna salire lungo una stretta strada di montagna per ben 18 tornanti, fino ad arrivare a circa 1050m slm.

Il sentiero inizia praticamente dal parcheggio, infatti si salgono le strette scalinate a lato della chiesa e in cima si trovano i primi cartelli: a destra per l’alpe Lendine e a sinistra per l’alpe Laguzzolo. Seguiamo per l’alpe Lendine, passando in mezzo alle abitazioni della piccola frazione, dopo pochi metri giungiamo ad un bivio, a sinistra il sentiero inizia a salire costeggiando degli ampi prati, mentre dritto davanti a noi perde leggermente quota e continua a passare tra le abitazioni. Noi prendiamo il sentiero di sinistra. Inizia ad esserci un po’ di neve, dopo pochi metri ci infiliamo le ciaspole (si potrebbe salire con i soli scarponi senza problemi, ma avendo le ciaspole tanto vale usarle…).

In brevissimo tempo raggiungiamo l’alpeggio Zecca, un gruppo di baite ammassate tra loro che segnano il limitare del bosco di larici. Bosco nel quale ci infiliamo senza indugi.

Inizia ora la parte più lunga e in parte monotona dell’escursione, infatti quasi tutto il sentiero si snoda all’interno di questo ampio bosco di larici. È un continuo saliscendi e si prende quota molto lentamente. Nel periodo estivo probabilmente l’attraversamento del bosco risulta decisamente monotono, ma con la neve tutto il paesaggio diventa più gradevole, e i larici ormai spogli permettono la vista sulle cime circostanti (avvolte da un candido ed estremamente luminoso manto nevoso).

Siamo nella valle del Drogo e arrivati circa a quota 1450m troviamo il primo di due ponticelli che ci permettono l’attraversamento dell’omonimo torrente. In caso di forti nevicate entrambi i ponticelli risultano completamente saturi di neve, quindi vi ritroverete a camminare a livello delle sponde dei ponticelli.

A partire dal primo ponticello iniziano una serie di rapidi tornanti che ci fanno (finalmente) guadagnare un po’ di quota, ed infatti dopo pochi minuti sbuchiamo dal bosco e ci ritroviamo a pochi metri dall’alpe. In tutto la salita ci ha richiesto circa due ore e mezza.

Sembra di osservare un presepe a grandezza naturale, con tutte quelle piccole baite ricoperte da 70-80 cm di neve fresca e incontaminata. Sembra un piccolo paradiso, ma le continue raffiche di vento che sollevano grandi quantità di cristalli di neve ci ricordano che non stiamo sognando.

Finalmente riusciamo a testare a fondo le ciaspole su neve fresca: salendo su un piccolo rilievo a monte delle baite sprofondiamo di quasi 60 cm, senza le ciaspole finiamo dentro fino alla vita… ci saranno circa 150 cm di neve. Salire diventa davvero faticoso, ma la neve rende tutto più bello e la fatica è ben accetta!

Dopo aver mangiato qualche panino, girato un po’ l’alpe e fatto una piccola esercitazione con l’Arva, decidiamo di scendere.

Si potrebbe compiere un giro ad anello andando a raggiungere l’alpe Laguzzolo, ma non troviamo nessuna traccia battuta, e decidiamo di non rischiare, quindi ci rimettiamo sul sentiero dell’andata, stavolta il bosco risulta parzialmente illuminato dal sole rendendo il paesaggio ancora più bello, si aprono anche ottimi panorami verso il gruppo del Badile.

La neve copre tutte le asperità del terreno, quindi riusciamo a procedere con un ottimo passo, in circa un’ora e mezza siamo al parcheggio.

Dati dell’escursione:

23/01/2015
Ora di partenza: 9.40
Tempo totale (pranzo compreso): 5.40 ore
Dislivello in salita (e discesa): 680m
Quota massima: 1730m
Quota minima: 1050m
Tempo di salita: 2.41 ore
Tempo di discesa: 1.37 ore

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