Visto che tra non molto il capitolo università sarà chiuso, vorrei tirare un po’ le somme, evidenziando i pregi ed i difetti dell’università italiana così come l’ho potuta vivere io.
Capitolo docenti: voto6.5
Il voto è una media tra l’8 (e in alcuni casi anche 9) dei docenti dei corsi di livello avanzato (spesso si tratta di docenti giovani) che si sono dimostrati molto preparati, aggiornati e disponibili ed il 5 (tendente al 4) dei docenti dei corsi di base che spesso sono poco motivati, “arrabbiati con il mondo intero” e a volte anche poco preparati. In mezzo poi ci sta un buon numero di docenti che “non lasciano il segno” (nè in positivo nè in negativo).
Ovviamente ci sono anche i casi patologici:
- professori di analisi che non sanno nemmeno scrivere Fourier (e scrivono Fourié)
Capitolo Corsi: voto 4
Su questo argomento il voto non lascia dubbi: secondo me l’organizzazione dei corsi (quanto meno per il mio corso di studi, Ingegneria Informatica) è completamente errata.
Non vedo la necessità di obbligare gli studenti a superare la bellezza di 7 esami di carattere matematico + 5 di carattere fisico-chimico in un corso di studi che dovrebbe formare specialisti informatici, soprattutto perché, essendo il numero di crediti totale fisso, si toglie spazio a discipline informatiche che meriterebbero ben più di una semplice introduzione. Non sto dicendo di togliere le discipline matematiche e/o fisiche però un loro ridimensionamento lo vedo sicuramente necessario.
Se un ingegnere informatico si troverà a dover affrontare un problema matematico (o fisico) particolarmente complesso, è più che lecito pensare che sarà quanto meno supportato da un suo collega matematico (o fisico).
Detto in maniera più concisa secondo me i corsi universitari dovrebbero essere molto più specialistici.
Capitolo studenti: voto 5
Il voto anche in questo caso è negativo. Il livello medio delle matricole è veramente basso, sembra quasi che molta gente si iscriva all’università solo perché è di moda, la percentuale dei promossi, soprattutto nei corsi del primo anno, è scandalosamente bassa (ho avuto corsi con 3 promossi su 170!).
In questo caso il problema lo associo ai cosiddetti “figli di papà”: purtroppo l’università attualmente è piena di studenti che seguono le lezioni solamente perché non sanno come passare il tempo, tanto non si devono preoccupare di laurearsi in 10 o più anni (magari cambiando corso di studi più e più volte per seguire la moda) perché i loro genitori funzionano come dei bancomat infiniti.
L’università non è la scuola “dell’obbligo”, una persona non interessata non è obbligata ad andarci!!!
Non dico di ripristinare il numero chiuso per tutti i corsi però una soluzione è necessaria.
Capitolo software: voto 6-
In questo campo sono sicuramente stati fatti passi avanti: ci sono esami dove si usa esclusivamente linux, altri dove si è liberi di scegliere tra windows e linux e altri (la maggioranza) dove si usa software commerciale disponibile solo per windows. Tuttavia si può sicuramente fare di più per promuovere l’uso di software opensource (che nella maggioranza dei casi è sviluppato proprio in ambito accademico), soprattutto da parte dei professori, i quali sono troppo spesso legati stabilmente a windows senza valide motivazioni. È ancora molto raro, infatti, vedere professori con installato linux sui propri portatili (spesso sono gli assistenti ad essere più “propositivi” in questo senso).
Da notare comunque che là dove i professori non arrivano, arrivano gli studenti, infatti un gruppo di studenti della mia università si è messo d’impegno e ha creato Polibuntu, una distribuzione pensata apposta per gli ingegneri…
Concludendo, l’università italiana secondo me è ancora troppo statica e poco pronta a reagire ai cambiamenti della società e della tecnologia, ci vorrebbe un ricambio generazionale ai piani alti per portare una ventata di energia e vitalità.
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