Ciaspolata all’Alpe Lendine – 23/01/2015

Finalmente è arrivata un po’ di neve, giusto in tempo per la ciaspolata di questo mese!

La destinazione prescelta è l’Alpe Lendine, diventata in un certo senso famosa dopo le nevicate da record del 2014, quando sui tetti delle piccole baite dell’alpe si erano accumulati 2 metri di neve.

Quest’anno non è ancora arrivata così tanta neve, ma questa piccola conca mantiene comunque un gran fascino.

La partenza avviene dal parcheggio della chiesa di Olmo (frazione del piccolo comune di San Giacomo Filippo) a pochi chilometri da Chiavenna. Il centro del paese si trova a circa 500m slm ma per raggiungere la frazione di Olmo bisogna salire lungo una stretta strada di montagna per ben 18 tornanti, fino ad arrivare a circa 1050m slm.

Il sentiero inizia praticamente dal parcheggio, infatti si salgono le strette scalinate a lato della chiesa e in cima si trovano i primi cartelli: a destra per l’alpe Lendine e a sinistra per l’alpe Laguzzolo. Seguiamo per l’alpe Lendine, passando in mezzo alle abitazioni della piccola frazione, dopo pochi metri giungiamo ad un bivio, a sinistra il sentiero inizia a salire costeggiando degli ampi prati, mentre dritto davanti a noi perde leggermente quota e continua a passare tra le abitazioni. Noi prendiamo il sentiero di sinistra. Inizia ad esserci un po’ di neve, dopo pochi metri ci infiliamo le ciaspole (si potrebbe salire con i soli scarponi senza problemi, ma avendo le ciaspole tanto vale usarle…).

In brevissimo tempo raggiungiamo l’alpeggio Zecca, un gruppo di baite ammassate tra loro che segnano il limitare del bosco di larici. Bosco nel quale ci infiliamo senza indugi.

Inizia ora la parte più lunga e in parte monotona dell’escursione, infatti quasi tutto il sentiero si snoda all’interno di questo ampio bosco di larici. È un continuo saliscendi e si prende quota molto lentamente. Nel periodo estivo probabilmente l’attraversamento del bosco risulta decisamente monotono, ma con la neve tutto il paesaggio diventa più gradevole, e i larici ormai spogli permettono la vista sulle cime circostanti (avvolte da un candido ed estremamente luminoso manto nevoso).

Siamo nella valle del Drogo e arrivati circa a quota 1450m troviamo il primo di due ponticelli che ci permettono l’attraversamento dell’omonimo torrente. In caso di forti nevicate entrambi i ponticelli risultano completamente saturi di neve, quindi vi ritroverete a camminare a livello delle sponde dei ponticelli.

A partire dal primo ponticello iniziano una serie di rapidi tornanti che ci fanno (finalmente) guadagnare un po’ di quota, ed infatti dopo pochi minuti sbuchiamo dal bosco e ci ritroviamo a pochi metri dall’alpe. In tutto la salita ci ha richiesto circa due ore e mezza.

Sembra di osservare un presepe a grandezza naturale, con tutte quelle piccole baite ricoperte da 70-80 cm di neve fresca e incontaminata. Sembra un piccolo paradiso, ma le continue raffiche di vento che sollevano grandi quantità di cristalli di neve ci ricordano che non stiamo sognando.

Finalmente riusciamo a testare a fondo le ciaspole su neve fresca: salendo su un piccolo rilievo a monte delle baite sprofondiamo di quasi 60 cm, senza le ciaspole finiamo dentro fino alla vita… ci saranno circa 150 cm di neve. Salire diventa davvero faticoso, ma la neve rende tutto più bello e la fatica è ben accetta!

Dopo aver mangiato qualche panino, girato un po’ l’alpe e fatto una piccola esercitazione con l’Arva, decidiamo di scendere.

Si potrebbe compiere un giro ad anello andando a raggiungere l’alpe Laguzzolo, ma non troviamo nessuna traccia battuta, e decidiamo di non rischiare, quindi ci rimettiamo sul sentiero dell’andata, stavolta il bosco risulta parzialmente illuminato dal sole rendendo il paesaggio ancora più bello, si aprono anche ottimi panorami verso il gruppo del Badile.

La neve copre tutte le asperità del terreno, quindi riusciamo a procedere con un ottimo passo, in circa un’ora e mezza siamo al parcheggio.

Dati dell’escursione:

23/01/2015
Ora di partenza: 9.40
Tempo totale (pranzo compreso): 5.40 ore
Dislivello in salita (e discesa): 680m
Quota massima: 1730m
Quota minima: 1050m
Tempo di salita: 2.41 ore
Tempo di discesa: 1.37 ore

Altre foto sul mio album Flickr.

Val Roseg – agosto 2014

In attesa della prossima uscita scrivo qualcosa su una bella escursione della scorsa estate: la val Roseg in Engandina (Svizzera).

La val Roseg è una valle molto lunga che si snoda lungo il percorso del torrente Roseg, ricorda un po’ la val Zebrù, perchè è nettamente divisa in due: una prima parte quasi in piano molto lunga e immersa in un bosco ricchissimo di fauna e una seconda parte più ripida che conduce ai rifugi sotto il Bernina (Capanna Tschierva e Boval).

Il percorso parte dalla cittadina di Pontresina, dove si può parcheggiare in uno dei vari parcheggi a pagamento (il costo è di circa 8-10 franchi svizzeri per l’intera giornata), uno di questi parcheggi si trova nei pressi della stazione ferroviaria ed è adiacente all’inizio degli itinerari.

Ci sono vari itinerari possibili: si può seguire la carrareccia che passa vicino al torrente e che viene utilizzata anche dalle carrozze trainate da cavalli, oppure si può entrare nel fitto bosco di conifere stando a stretto contatto con la natura.

Consiglio vivamente questa seconda opzione, perchè la val Roseg è molto famosa per la “docilità” degli animali che ospita, infatti basta stendere il palmo della mano con sopra poche briciole di pane per ritrovarsi “sotto attacco” da un’infinità di pic

coli uccellini, e se si è particolarmente fortunati anche di scoiattoli rossi.

Addirittura non sono nemmeno necessarie le briciole, ho provato con mano che basta stendere le mani e restare fermi pochi secondi per diventare dei “posatoi viventi”.

Cincia mora
Nocciolaia
Coppia di cince more
Cincia dal ciuffo

Nel bosco non è difficile incontrare anche piccoli gruppi di caprioli o di cervi. In lontananza è ben visibile la mole del massiccio del Bernina (ancora non si vede la vera e propria cima) con i suoi enormi ghiacciai.

Al termine del bosco si giunge ad un grande pianoro pratoso con al centro il torrente e un hotel – ristorante. Da qui in poi iniziano i sentieri che portano ai rifugi. Sui pendii che circondano la valle non è difficile osservare branchi di camosci o stambecchi.

Seguendo il sentiero per la Capanna Tschierva, si resta sulla destra orografica del torrente e si inizia a salire in mezza costa tra ripidi prati, ora il cinguettio del bosco è sostituito dai fischi delle marmotte.

Dopo una breve sequenza di tornanti, ci si ritrova sul filo della morena glaciale del ghiacciao Roseg, che punta dritta verso il pizzo Bernina (la vetta maggiore del massiccio, 4050m)

La vista sulla cima e sulla famosa cresta “Biancograt” è favolosa

anche la vista sulla lingua glaciale alla destra della vetta.

Purtroppo il tempo inizia a scarseggiare, quindi non riesco a raggiungere il rifugio e mi tocca iniziare a scendere.

Per godere al meglio di questa escursione consiglio di dividerla in due giorni (magari pernottando in uno dei rifugi), in modo da poter ammirare con calma sia il bosco ed i suoi animali, sia il Bernina ed i suoi ghiacciai. Nel complesso il dislivello risulta inferiore ai 1000m (si parte da circa 1880m e si arriva ai 2580m della capanna Tschierva), ed è tutto concentrato nella seconda parte.

Non credo ci sia un periodo “migliore” per visitare la val Roseg, tutte le stagioni offrono viste mozzafiato e contatto diretto con la natura, quindi consiglio di tornarci più e più volte! Io non vedo l’ora di visitarla nella sua veste invernale!

Tramonto sul Monte Barro – 2/01/2015

Dopo due albe finalmente mi sono concesso anche un tramonto!

Questa volta niente sveglia presto con annessa ascensione in notturna, stavolta mi toccherà la discesa in notturna!

Per il mio primo tramonto (e prima uscita del 2015) ho scelto la mia prima meta montana, il monte Barro (922m).

La giornata non è stata delle migliori, a partire dal primo pomeriggio il cielo si è coperto da un denso strato di nuvole, tuttavia decido di provarci lo stesso, alle 15.15 sono al parcheggio in via Canevate a Galbiate.

L’itinerario che ho scelto è la classica del monte Barro: l’aerea cresta del versante sud, con la sequenza dei 3 corni + la vetta.

L’ultima volta che l’ho fatto mi ricordo di aver tenuto un ritmo molto elevato e di aver raggiunto la vetta in circa 1 ora dopo una bella sudata. Questa volta ci ho messo esattamente 1 ora e 2 minuti, ma non mi sembra di aver fatto tantissima fatica: o è merito della stagione invernale (l’ultima volta ero salito a luglio…) oppure sono davvero in forma!

Comunque sia, alle 16.17 ero in vetta. Il cielo non era esattamente sereno…

In lontananza, in quel poco di cielo sereno, si stagliano nitide le alpi piemontesi

Sono un po’ demoralizzato e decido di iniziare a scendere. Arrivato alla prima sella (tra la vetta e il primo corno) mi volto a guardare la vetta e noto che si è accesa l’illuminazione della croce (tra l’altro la croce è stata rinnovata rispetto alla mia ultima visita).

Prima di scendere fino alla macchina, decido di aspettare un po’ per provare a fotografare le luci di Lecco e della Brianza.

Le prime ad accendersi sono quelle di Lecco, ancora il cielo non è completamente buio, ma provo lo stesso a scattare qualche foto.

Attendo ancora alcuni minuti e intorno alle 17.30/17.45 scatto qualche immagine verso Sud.

Ad Ovest il cielo è ancora rischiarato dalle ultime luci del crepuscolo.

Il tramonto non mi ha soddisfatto granchè, ma le luci di Lecco e della Brianza, e la mia prima discesa in notturna mi hanno comunque ripagato l’uscita!

Per la discesa, pause a parte, bastano circa 20/30 minuti.

Altre foto nel mio album Flickr.

Ci ho preso gusto… alba dal Monte San Martino – 30/12/2014

Ad un paio di settimane dalla mia prima alba in montagna, ho deciso di approfittare delle ferie natalizie per una nuova uscita in notturna.

Questa volta ho optato per un’uscita più breve e più vicina (per poter dormire un po’ di più): il monte San Martino sopra Lecco.

Data la quota molto modesta (1090m) e la sua vicinanza a cime molto più fascinose (Resegone, Grigne, Due Mani), non ho mai preso in considerazione un’escursione su questa vetta, ma devo dire che si è rivelata piuttosto interessante, grazie ad un sentiero per escursionisti esperti attrezzato in un paio di punti con catene (sentiero comunque molto ben segnalato e mai eccessivamente pericoloso) ed allo splendido panorama che si può godere sul Lario, la città di Lecco e le cime vicine.

L’alba è prevista per le 8.05, alle 7.00 sono al parcheggio in via Quarto nella frazione Rancio di Lecco, mi infilo gli scarponi, indosso la torcia frontale e inizio a camminare. Il primo tratto si sviluppa su strada asfaltata (via Paradiso) fino a giungere ai primi cartelli che indicano il sentiero 52, per il rifugio Piazza (che non raggiungerò) e la cappella della Madonna del Carmine, dove arrivo in circa 40 minuti, dopo essermi fermato per un paio di scatti in “semi-notturna”.

Alla Madonna del Carmine (700m circa) decido di fermarmi per attendere l’alba. Il panorama è veramente notevole.

Le prime luci iniziano ad infiammare i corni di Canzo e il Moregallo e successivamente anche il Monte Barro.

L’aria è decisamente fredda e decido di proseguire senza attendere di essere raggiunto dai primi raggi del sole. Dalla cappella è possibile raggiungere il Crocione del San Martino attraverso due sentieri: quello classico (difficoltà E) e il sentiero “Silvia” (difficoltà EEA) che decido di provare.

Subito mi ritrovo a salire rapidamente su roccia, sembra quasi di salire la Cermenati sulla Grignetta, arrivato ad un piccolo pianoro vedo che il sole è ormai prossimo a raggiungermi, quindi decido di fermarmi per un paio di scatti.

Ormai manca poco al Crocione di vetta, ci dividono solo un paio di passaggi attrezzati con catene (divertenti e piuttosto semplici) e un paio di pianori con panchine da cui si gode un panorama meraviglioso.

Ed ecco il Crocione, non più di legno, ma di alluminio.

In conclusione è un’escursione interessante, da compiere nel periodo invernale (per non morir di caldo vista la quota molto modesta), che offre diversi ottimi punti di osservazione. Non ho registrato i dati di salita, poiché mi sono preso molte pause per scattare, comunque partendo alle 7.00, alle 10.00 ero di nuovo alla macchina.

Per altre foto, il mio album su Flickr.